mercoledì 8 aprile 2009

Madagascar: un lento cammino verso la stabilità politica.


Madagascar. un'isola dalla superficie più grande della Francia, limitata da una parte dallo stretto di Mozambico, dall’altra dall’Oceano Indiano. Colonia francese fino agli anni '60, l'isola ha vissuto, fin dai primi anni dell'indipendenza, alterne fortune politiche ed economiche. Con una sola certezza: l'instabilità.

Negli anni '70 un colpo di stato trasforma le istituzioni dell'isola in chiave socialista, sostituendo la Costituzione precedente con la Carta della Rivoluzione socialista.Il Paese viene rinominato Repubblica Democratica del Madagascar, e la sua politica diventa filo-sovietica. Viene riconosciuto legalmente un solo partito e viene limitata di molto la libertà di stampa; vengono nazionalizzate le banche e le risorse minerarie dell'isola.

Nel '92 viene redatta e approvata una nuova costituzione, mentre un anno dopo saranno indette le prime libere elezioni, con più partiti; ma -come negli anni successivi- non mancarono contestazioni e accuse di broglio, visto che il potere venne comunque suddiviso tra i leader storici dei due maggiori partiti, senza una vera e propria alternanza democratica.

L'economia, legata ad un contesto di neo-colonialismo, ha aumentato il suo declino già dal 1982, costringendo le autorità ad adottare un programma di ripresa del Fondo Monetario internazionale.

La Banca Mondiale stima che quasi il 70 % della popolazione malgascia sopravvive con meno di un dollaro al giorno.Povertà e uso indiscriminato delle risorse agricole mettono seriamente a rischio le foreste del Madagascar, in cui vive il 5% della fauna della vegetazione del mondo, di cui ben l'80% si può trovare solo sull'isola.

La mancanza di una forte coesione sociale, l’instabile politica ed economica, fanno sì che il Madagascar si trovi tutt’ora in una grave crisi; preda di criticati investimenti economici da parte di multinazionali e Paesi stranieri.

Intanto, la popolazione si trova sotto scacco: le terre trovano acquirenti all'estero grazie alla mediazione del potere politico, senza differenze di schieramenti; con buona pace dell'economia nazionale. E dell'aumento incontrollato della povertà, complice siccità e carenza di strutture adeguate per l'agricoltura, sufficiente ad ogni modo per il solo sostentamento.

In questo quadro, i recenti scontri politici tra l'ormai ex presidente Marc Ravalomanana e l'ex sindaco di Antananarivo Andry Rajoelina ora al potere hanno contributo a rendere la situazione ancora più critica.

Ai microfoni di Radio Meridiano 12, il coordinatore dei progetti di cooperazione allo sviluppo dell'associazione MAIS onlus Jean François Ratzimbasafy. Lo psicologo è attivo sul territorio e ha fornito un breve resoconto della situazione politica nel periodo appena precedente la caduta di Ravalomanana.




L'associazione è attiva in Madagascar con diversi progetti di cooperazione allo sviluppo. Ratzimbasafy ne descrive modalità di gestione e intenti.





Madagascar. A long path to political stability.


Madagascar. An island largest than France, limited at one side by the strait of Mozambique, on the other from Indian ocean. French colony until 1960, the island had, from the first years of independence, varied political and economic fortunes. With just one certainty: the instability.


In 70’s, a coup transforms the institutions in a socialist way, replacing the previous Constitution with the Paper of Socialist Revolution. The country was renamed “Democratic Republic of Madagascar”, and its policy becomes close to Soviet’s. Just one party was recognized by law, and press freedom was strictly limited. Banks and raw material’s mines were nationalised.

In 1992 was written and approved a new constitution, and the following year there was the call of the first free elections, with many parties; but, as in following years, there were contestations and accusations of gerrymandering, because the power was still divided between the leaders of the two main historical parties, without a genuine democratic alternation.


Economy, linked to a context of neo-colonialism, has increased its decline since 1982, forcing the authorities to adopt a program for recovery prepared by the International Monetary Fund.

World Bank estimates that almost 70% of the Malagasy population survives with less than a dollar per day. Poverty and the indiscriminate use of agricultural resources seriously threaten the forests of Madagascar, in which live the 5% of the fauna and vegetation of the world. Up to 80% lives only on the island.

The lack of a strong social cohesion, added to political and economic instability has led Madagascar to a serious crisis; prey of questioned economic investment by multinational companies and foreign countries.

In the meantime, population has to manage many different problems: lands are sold abroad through the mediation of political power, no matter the alignment; of course with rebounds on national economy. In the meanwhile, poverty increases without control, due to drought and to the lack of adequate structures for agriculture, which is, by the way, enough just for survival.

In this situation, recent clashes between the ex-president Marc Ravalomanana and the former Mayor of Antananarivo Andry Rajoelina, who’s got now the power, helped the situation to become even more critical.

Radio Meridiano 12, an Italian FM station, has interviewed Jean François Ratzimbasafy, the coordinator of Association MAIS Onlus’ cooperation projects for development in Madagascar. The Psychologist is active in the territory and provided a brief report on political situation in the period just before the fall of Ravalomanana.


[audio in Italian]


The Association is active in Madagascar with various cooperation projects. Ratzimbasafy describes methods of management and intent.


[audio in Italian]