martedì 11 agosto 2009

Ancora domiciliari per Aung San Suu Kyi.


E così, si è risolto il processo ad Aung San Suu Kyi. Ancora arresti domiciliari, per lei: ne avrà per altri diciotto mesi. L'accusa era di violazione degli arresti domiciliari. Ma, per molti, è soltanto l'ennesimo tentativo di controllo del regime. La donna, infatti, avrebbe finito di scontare la sua pena lo scorso 21 maggio: la sua reclusione durava dal 1989.

John William Yetahaw, il cittadino americano mormone che lo scorso tre maggio aveva raggiunto a nuoto la dimora della leader dell'opposizione, è stato invece condannato a sette anni di lavori forzati.
L'uomo ha dichiarato che a spingerlo verso la residenza della donna era stata una visione che ne faceva, a suo dire, presagire un imminente assassinio.

San Suu Kyi è stata condannata a tre anni dal tribunale militare. Una pena commutata in un anno e mezzo di arresti domiciliari dal generale Than Shwe, capo della giunta militare attualmente al potere: un tempo sufficiente per escludere il capo della Lega Nazionale per la Democrazia dalle prossime elezioni, previste per il 2010.