giovedì 30 luglio 2009

Quando l'eredità pesa. Il caso degli ordigni inesplosi in Sudan


Sono passati quattro anni dagli accordi che hanno messo fine al conflitto tra il Nord e il Sud del Sudan, ma i ricordi della guerra sono ancora vivi e tangibili. Numerosi ordigni bellici, inesplosi, minacciano ancora il territorio.

La guerra, insomma, non smette di farsi sentire, non si allontana dalla memoria dei sudanesi. Seppure sia passato molto tempo dalla fine dei combattimenti, le vecchie armi continuano a far paura: munizioni, granate, mine, bombe, missili non ancora esplosi sono ben nascosti nel vecchio teatro del conflitto.

Spesso si trovano ben celati sotto terra, mettendo in grave pericolo la popolazione, specialmente i più piccoli, che non sanno che quegli oggetti di metallo luccicante sono pericolose armi, e che quello che sembra un innocuo gioco potrebbe costargli caro.

Ad aggravare la situazione, ci si mette anche la stagione delle piogge: le abbondanti precipitazioni fanno riafforare in superficie i pericolosi odigni.

Le organizzazioni umanitarie internazionali, oltre a fornire supporto medico ai sudanesi rimasti feriti negli sfortunati incontri con le armi inesplose, si preoccupano di sensibilizzare i governi occidentali sulla necessità di compiere operazioni di bonifica e sminamento del territorio.

Inoltre appaiono necessarie opere di sensibilizzazione rivolte alla popolazione civile, bambini in testa, affichè la guerra non si trasformi in un'ipoteca perenne sul loro futuro.